copertina libro cani d'estate

 

Questo libro nasce da una ferita. Quasi tutti i libri nascono da una ferita, ma di solito si tratta di una ferita intima, personale: questa invece è una ferita collettiva, inferta da un ristretto numero di persone a un gran numero di persone.

Questo libro è anche un ritorno. È il ritorno dell’animale ferito dal fondo del bosco dove era corso a gridare il proprio dolore – e anziché solo, come accade di solito, si è trovato, laggiù nel fondo del bosco, in grande compagnia: tutti feriti, tutti laggiù a ululare di dolore. Tutti che poi dovranno tornare, anche loro, con la loro scrittura, la propria testimonianza. Per questo, questo libro sarà seguito da molti libri.

Questo libro è un punto d’appoggio. Per chi ha provato quel dolore, per chi ha subito quella ferita, e non è potuto correre via, fino al fondo del bosco dove avrebbe trovato tutti gli altri – ed è rimasto fermo, e si è sentito solo, ferito e solo, questo libro è una piccola pietra su cui quel dolore può essere appoggiato, e anche smaltito, poco a poco, nella scoperta che non era solo, e non lo è mai stato, perlomeno in questo dolore.

Questo libro è una consolazione. Non servirà a nulla, certo; non servirà a nulla di nulla; ma rimane una consolazione, per me che l’ho scritto, per chi lo leggerà e soprattutto per chi, pur non leggendolo, ne sentirà parlare: “Ah, un libro su quella ferita, su quel dolore. Meno male”.

Questo libro è un tentativo di diminuire quel male: “Meno male”, infatti vuole dire “meno male”.

 

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